La Costituzione Italiana dichiara che il carcere deve essere un luogo di riabilitazione, di rigenerazione umana per le persone che hanno recato danno alla società. Non solo un luogo di isolamento, dal quale si esce dopo anni con una vita distrutta e senza risorse, senza contatti, per cui la recidiva è molto alta.
Le carceri italiane sono affollate, il personale non è mai sufficiente, non sono qualificati per fare formazione e riabilitazione e non ci sono sufficienti risorse per realizzare quello che la Costituzione Italiana chiede come diritto per la popolazione carceraria. Che in fondo è solo il bene della stessa società.
Da pochi anni in Italia, due istituti stanno sviluppando le proposte di Pene alternative al carcere, l’Istituto della Messa alla Prova (MAP) per chi per la prima volta commette un reato con pene edittali fino a 4 anni; e l’Istituto dei Lavori di Pubblica Utilità (LPU) che per chi commette delitti legati a stupefacenti o a guida in stato di ebbrezza consente di scontare la pena impegnandosi in opere a favore della collettività .
La normativa prevede che lo Stato si appoggi alle associazioni, scuole, imprese… per fare svolgere ai detenuti servizi sociali come riparazione del danno sociale. Ma, essendo una novità, questa strategia, nella realtà poche associazioni conoscono questa possibilità e pochi detenuti ne stanno usufruendo, rispetto a quanti potrebbero farlo. I dati dicono che il percorso intrapreso è quello giusto, ma serve coordinamento e investimento di energie per aumentare l’accesso dei detenuti alle pene alternative.
CasaPace accoglie dal 2013 attori di reato di diversa gravità. Una media di 3 persone all’anno, per un totale al 2020 di 20 persone, donne ma soprattutto uomini, di età media di circa 28 anni, più italiani che stranieri. Queste persone sono state coinvolti in servizi alla comunità locale, oltre che all’associazione. Di solito devono svolgere 4 ore settimanali di attività, e queste variano da: imbiancatura, pulizia, innaffiatura piante, lavori nell’orto dell’Agroforesta, aiuto in feste di quartiere, murales collettivi, muratura, lavori di autofinanziamento per CasaPace, montaggio e smontaggio mostra….. Per molti di loro l’esperienza è stata molto positiva e li ha permesso di uscire dal circolo vizioso dove si erano messi. Tutti dicono di aver trovato un ambiente accogliente e stimolante. Alcuni di loro scoprono un mondo che ignoravano, qualcuno continua a collaborare con noi dopo aver finito il servizio.
Non tutte le esperienze sono state positive, alcune, il meno, si sono interrotte perché la persona non prendeva sul serio l’impegno. Anche per noi l’esperienza è stata positiva, anche per via della diversità di persone che abbiamo potuto incontrare, ma anche per il prezioso contributo in termine di ore e impegno che hanno regalato alla nostra comunità.
È tutto un win win…
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